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LOMBALGIA consigli pratici
Posted on September 6, 2017 at 4:49 AM |
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La lombalgia , consigli pratici La lombalgia è una patologia molto diffusa, si calcola che più del 70% delle persone avrà almeno un episodio di mal di schiena durante la vita. Ogni anno il 45-55% degli adulti soffre di dolore lombare e una persona su 20 presenta un episodio. Questa patologia coinvolge non solo i muscoli ma pure le ossa. Essa può essere classificata per la durata in: • Fase acuta: durata di poche settimane (meno di 6) • Fase sub-cronica: dolore che dura dalle 6 settimane alle 12 settimane • Fase cronica: dolore che dura oltre le 12 settimane La lombalgia di fase acuta può essere causata, oltre a fattori genetici, anche da movimenti fatti nella vita di ogni giorno, per esempio: sollevamento di oggetti, la torsione o la flessione anteriore del tronco. I sintomi si possono manifestare subito o il giorno seguente. Non è raro che si avverta del dolore anche alle gambe. La fase acuta viene trattata per la maggior parte delle volte dal medico con la somministrazione di farmaci antiinfiammatori e miorilassanti. L'utilizzo però non può protrarsi a lungo per gli effetti negativi dei farmaci, per questo la miglior cura resta la prevenzione. In realtà anche in fase acuta la fisioterapia ha i suoi benefici.. Ma non tutti lo sanno! La colonna vertebrale presenta delle curve dette "fisiologiche": lordosi cervicale, cifosi toracica, lordosi lombare e cifosi sacrale. Il rispetto delle singole curve e i rapporti fra di loro consentono un buon allineamento posturale e un buon funzionamento della struttura senza dolori e/o limitazione articolare. Quando queste curve non vengono rispettate subentra un quadro patologico. Nell’immagine di sinistra sono mostrate le curve fisiologiche, con le rispettive vertebre, della colonna vertebrale. Mentre nell’immagine di destra i classici quadri patologici in cui a colonna vertebrale può incorrere. Di seguito proponiamo dei consigli pratici su come star seduti, sollevare pesi, come mantenere una buona postura e alcuni esercizi da eseguire per mantenere tonica e allungata la muscolatura responsabile delle lombalgie. L’immagine mostra le posture corrette e non in alcune attività quotidiane. Posizione corretta per sedersi Se sei seduto su una sedia con lo schienale dritto e duro, spingi il sedere fino al bordo della sedia e mettiti seduto, senza appoggiarti sullo schienale. Stare con la schiena e le spalle dritte, come se fossero sostenute dallo schienale della sedia. All’inizio questa postura può sembrare scomoda, ma bisogna perseverare ad adottare questi accorgimenti. Se sei seduto su una poltrona o su un divano, è importante che i piedi poggino completamente sul pavimento e che la schiena rimanga dritta. Le spalle devono stare all'indietro e dovresti sederti il più avanti possibile sul divano. In qualsiasi luogo e in qualsiasi modo ci si sieda, è importante tenere le spalle all'indietro, per evitare di piegarsi o di incurvare la schiena, appena ci si siede. La sedia dovrebbe essere alta quanto basta perché i piedi poggino perfettamente sul pavimento e le ginocchia siano allineate con i fianchi, o poco più in basso. Lo spazio tra schiena e cosce deve formare un angolo di 90°-110° Come sollevare pesi Per sollevare correttamente dei pesi, cioè per evitare di sforzare la colonna lombare, è necessario mantenere il tronco eretto e la schiena ben verticale. Nel momento in cui si tira su il peso consigliamo di contrarre i glutei. Le ginocchia devono essere leggermente piegate e le gambe leggermente divaricate, questo per poter distribuire su tutta la colonna vertebrale i pesi evitando di sovraccaricare solo una delle sue curve. È molto importante tenere il peso vicino al corpo così da evitare sbilanciamenti. Questo accorgimento deve essere fatto anche quando il peso viene depositato. La presa deve essere salda e piedi ben appoggiati al suolo. Durante il sollevamento è molto importante compiere movimenti armonici e non colpi di forza o strattoni. Di seguito riportiamo un’immagine esplicativa di quanto detto sopra. Postura eretta corretta La posizione eretta corretta prevede di mantenere il capo in linea con il busto, non proteso in avanti e le spalle in linea con i fianchi evitando quindi di portarle troppo in avanti o troppo indietro, evitare il cosiddetto petto in fuori. L'addome e i glutei devono essere leggermente contratti, evitando l'accentuazione della curva lombare, condizione che sforzerebbe eccessivamente il tratto lombare. Il peso del corpo, infine, deve essere distribuito su tutte e due le gambe. Non è sempre facile mantenere un atteggiamento corretto. Se si è costretti a stare per molto tempo in piedi sarebbe meglio posizionare, per qualche minuto, un rialzo di una decina di centimetri sotto un piede, in modo da alleggerire il carico sulla regione lombare. Di seguito un’immagine esplicativa. Esercizi per rafforzare la muscolatura della colonna vertebrale 1. Posizionarsi sulle ginocchia e sulle mani, come se volesse gattonare. Da questa posizionare, senza modificare l’angola di spalle e ginocchia, portare la colonna verso il soffitto, accentuando la cifosi toracica. Ripetere l’esercizio per un minuto circa, dopo riposarsi per qualche secondo. Sempre da questa posizione (detta quadrupedia), portare la colonna verso il pavimento, accentuando la lordosi lombare. Ripetere per circa un minuto, dopo riposarsi per qualche secondo. Dopo essersi riposati, ripetere il tutto per altre due volte facendo così tre ripetizioni in totale. Ancora da quadrupedia, alzare ed estendere alternativamente braccio e gamba opposto. Ripetere per tre quattro volte facendo attenzione a non sbilanciarsi su un lato del corpo mentre si alternano gli arti su cui il corpo poggia; Dopo aver fatto questi esercizi, da quadrupedia, sedersi sui talloni ed estendere spalle e gomiti. In questa posizione si rilassa la muscolatura della colonna; 2. Sdraiarsi ora a pancia in giù, decubito prono. Mettere le mani sotto la fronte ed alzare di pochi centimetri ed alternativamente le gambe. Fare tre ripetizioni da un minuto ciascuna; 3. Sdraiarsi a pancia in su, decubito supino. Da questa posizione alzare i glutei, andare quindi nella cosiddetta posizione ponte. Mantenere questa posizione per trenta secondi e fare altre due ripetizioni, per un totale di 3 ripetizioni da trenta secondi. Da questa posizione, portare le ginocchia al petto e portarle alternativamente ed insieme prima a destra e poi a sinistra, avendo l’accortezza di non staccare la zona lombare dal suolo. Fare 3 ripetizioni da trenta secondi. Esercizio di stretching 1. Espirando porta un ginocchio al petto e abbraccialo. Terminata l'espirazione fletti il capo in avanti verso il ginocchio e rimani in posizione per 10 secondi. Quindi ritorna lentamente in posizione di partenza senza mai staccare la zona lombare. Ripeti con l'altro ginocchio e poi con entrambi le ginocchia; 2. da quadrupedia, sedersi sui talloni ed estendere spalle e gomiti. In questa posizione si rilassa la muscolatura della colonna. Questo esercizio oltre a rilassare la colonna lombare ne stira pure la muscolatura. Il ruolo del fisioterapista è fondamentale per controllare la corretta esecuzione di esercizi di rinforzo ed esercizi di stretching del tratto lombare. È, inoltre, fondamentale per correggere posture scorrette e far abituare il paziente a mantenere la corretta postura, quindi a prevenire l’insorgenza della lombalgia. |
LA SINDROME DEL PIRIFORME
Posted on June 23, 2016 at 1:07 AM |
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LA SINDROME DEL PIRIFORME E' una patologia in cui è compresso il nervo sciatico a livello del muscolo piriforme. Si tratta di un piccolo muscolo tra piramidale e obliquo situati in profondità nel gluteo, che corre tra il femore e l'ileo. É responsabile della rotazione esterna dell'anca. Puó essere causa di grave dolore del nervo sciatico e di disabilità, soprattutto se non é diagnosticata in tempo.
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Metodo Mezieres
Posted on June 14, 2016 at 1:28 PM |
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Cosa è il Metodo Mezieres
Cosa non è il Metodo Mezieres
La seduta terapeutica Mezieres
Il trattamento delle scoliosi mediante Metodo Mezieres
Il trattamento delle specifiche patologie mediante Metodo Mezieres Indipendentemente dalla localizzazione del sintomo riferito dal paziente, il primo passo consiste nel valutare se la problematica è sostenuta da accorciamenti muscolari primari o secondari. Gli accorciamenti muscolari primari determinano alterazioni della fisiologica sequenza articolare e conflitti meccanici endoarticolari senza modificare la morfologia ossea. In questo caso il lavoro Mezieres di riequilibrio delle forze agenti può determinare, da solo, la risoluzione del problema. Gli accorciamenti muscolari secondari hanno una partenza determinata da una malformazione ossea congenita o acquisita segmentaria, da una problematica occlusale, da problematiche degli apparati visivo, viscerale, foniatrico, vestibolare, ecc. che attraverso la concatenazione muscolare trasformano uno squilibrio settoriale in uno squilibrio sistemico posturale. Il questo caso l’efficacia del trattamento Mezieres è subordinata alla rimozione della causa primaria in collaborazione con professionisti specifici per area di competenza. Il campo d'interesse è quello della patologia ortopedica:
Il Metodo Mezieres trova inoltre applicazione nell’ambito della medicina preventiva come strumento per evitare la degenerazione patologica degli squilibri posturali asintomatici e nell’ambito sportivo come mezzo per migliorare il gesto e la preparazione atletica. |
COLPO DI FRUSTA
Posted on January 10, 2016 at 2:54 PM |
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COLPO DI FRUSTA
Con il termine "colpo di frusta" indicato in inglese con "whip lash" si intende il trauma del tratto cervicale avvenuto in seguito ad un movimento brusco e inaspettato. E' tipico degli incidenti stradali con la classica dinamica del tamponamento in cui si ha una brusca accelerazione/decelerazione tra cranio e colonna cervicale in cui l' inerzia corporea non ha il tempo per smaltire la carica di energia cinetica trasmessa. Nel colpo di frusta per quanto sia coinvolta la scatola cranica e quindi il suo prezioso contenuto, non si ha perdita di conoscenza, cosa che invece succede nelle sindromi postcommozionali. E' pertanto importante nell'anamnesi chiarire se vi è stata o meno perdita di conoscenza anche "momentanea" perche in il trattamento sarebbe totalmente diverso. Come detto la causa principale di questa distorsione de rachide cervicale sono gli incidenti stradali, ma non sono gli unici traumi a determinarlo;possono causare un colpo di frusta incidenti sportivi (boxe,karate sport da contatto),cadute all'indietro sul bacino ed aggressioni fisiche a livello del volto(pugno,scossoni). I sintomi che possono comparire nelle prime ore del trauma sono: rigidità, dolore, nausea, mal di testa, vertigini, affuscamento della vista e ronzii alle orecchie. La diagnosi viene fatta escudendo lesioni osseee quali fratture e lussazioni attraverso RX,Tac o attraverso la RMN per escludere lesioni a livello dei tessuti molli. Il trattamento in fase acuta prevede la somministrazione di antiinfiammatori, antidolorifici e morilassanti in cui si consiglia di indossare un collare per evitare sollecitazioni a carico del distretto cervicale che andrebbero ad amplificare la sindrome dolorosa. Superata la fase acuta, durante la quale abbiamo protetto la regione cervicale con l'immobilizzazione, si inizia la mobilizzazione del rachide cervicale compatibilmente col dolore percepito dal paziente,associando tecniche miorilassanti proprio di competenza del fisioterapista, associate alla terapia manuale che lo studio fisioterapico "citta Studi" crede fermamente essere la terapia piu' efficace. I tempi di ripresa in media sono di 15-20gg con l'obbiettivo finale di riottenere la motilità pre infortunio e l' assenza di dolore e rigidità. |
LA SPONDILITE ANCHILOSANTE
Posted on November 2, 2014 at 10:02 AM |
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LA SPONDILITE ANCHILOSANTE La Spondilite Anchilosante (SpA) o spondilite anchilopoietica è tra le spondiloartriti la patologia più comune e con il decorso più severo. La SpA è una malattia reumatica infiammatoria cronica che coinvolge prevalentemente il rachide e le articolazioni sacroiliache. Tale condizione è responsabile di dolore lombare, rigidità e progressiva riduzione della capacità funzionale del rachide con gravi conseguenze sugli aspetti socio-economici. Nel gruppo delle malattie reumatiche infiammatorie, la SA è la diagnosi più comune dopo l’Artrite Reumatoide. La sua prevalenza è stata a lungo sottostimata. La SpA e le Spondiloartriti Indifferenziate (SA) sono i sottogruppi più comuni nei paesi occidentali, con una prevalenza compresa tra 0.2 e 1.2 %. La SA ha un'incidenza 3 volte maggiore nel sesso maschile ed esordisce in genere in soggetti giovani con età compresa tra i 20 e i 40 anni. È 10-20 volte più frequente in parenti di primo grado di pazienti con SA,rispetto alla popolazione generale e l'aumentata prevalenza dell'antigene tissutale HLA-B27 nei bianchi oHLA-B7 nei neri, suggerisce una predisposizione genetica, benché fattori ambientali possano svolgere un ruolo determinante nell’esordio. Si stima che il rischio potenziale di sviluppare la SA, per individui con HLA-B27 positivi, è di circa il 20%. E’ la patologia umana con la più forte associazione mai descritta con un antigene HLA: esso è rilevabile il oltreil 90% dei pazienti portatori di SpA. Unodei sintomi più precoci della spondilite anchilosante è il mal di schiena a livello lombare (lombalgia) definito di tipo“infiammatorio”, ossia caratterizzato dai seguenti elementi: ha un esordioinsidioso e di lunga durata, di solito in un paziente giovane, peggiora con ilriposo notturno, causa una notevole rigidità al mattino e migliora con il movimento. Questo dolore deve essere distinto dal comune mal di schiena, definito“meccanico”, che di solito colpisce all’improvviso soggetti anche in età avanzata, spesso dopo uno sforzo, migliora con il riposo ed è più spesso associato ad artrosi della colonna. La lombalgia infiammatoria può comparire molto lentamente o presentarsi con intermittenza, ma se sottovalutata può portare a una progressione irreversibile del danno a livello delle vertebre. Oltre alla colonna vertebrale, possono essere coinvolte le articolazioni sacroiliache (tra osso sacro e bacino) e le inserzioni di tendini elegamenti sulle ossa (dette “entesi”) soprattutto a livello di calcagno ecartilagini costali. Le complicanze della spondilite anchilosante sono diverse sia per la sede in cui compaiono sia per la loro gravità. Tra queste ricordiamo: uveite:un'infiammazione dell'occhio, che si manifesta con dolore all'occhio, aumentata sensibilità alla luce, visione annebbiata; difficoltà respiratoria per il coinvolgimento delle ossa a livello toracico; infiammazioni dell’aorta,che può subire alterazioni tali da coinvolgere anche la valvola aortica. I farmaci di primo impiego sono gli antinfiammatori nonsteroidei (FANS), che tuttavia non modificano il decorso della malattia, mahanno solo un effetto sui sintomi. Tra i farmaci di fondo, il più usato è la sulfasalazina. Più recentemente sonodisponibili i farmaci biologici, come gli inibitori del TNF (Tumor NecrosisFactor), che sono molto più efficaci nel controllare il dolore e sembrano essere in grado di interferire con l’evoluzione verso l’anchilosi. La fisioterapia è un sussidio terapeutico fondamentale per migliorare lapostura e recuperare una normale motilità. Importante anche la ginnastica respiratoria, in quanto la malattia può provocare una grave sindrome restrittiva. I pazienti devono smettere di fumare. Attività fisica L’attività fisica mirata è parte integrante nella gestione di ogni programma terapeutico nella spondilite anchilosante. Se svolto quotidianamente aiuta a mantenere una postura corretta, contribuisce a migliorare l’escursione articolare e svolge un’azione antalgica. E’ tuttavia importante farsi guidare, soprattutto all’inizio, dal fisiatra e fisioterapista al fine di ottenere il massimo beneficio. Si descrivono di seguito alcuni esempi esemplificativi. Riscaldamento Marciare velocemente sul posto per un minuto staccando il più possibile i piedi dal suolo e contemporaneamente portare in alto le braccia estese per 20 secondi, poi in avanti per altri 20 secondi ed infine di lato per ulteriori 20 secondi. Esercizi di stretching 1. Posizionarsi a quattro zampe. Tenere i gomiti diritti, mantenere la testa tra le spalle ed inarcare la schiena il più possibile. 2. Alzare la testa ed incurvare la schiena il più possibile. 3. Mantenendo la testa alzata, portare il braccio destro in avanti e la gamba sinistra indietro. Tenere per 5 secondi. Ritornare a quattro zampe e cambiare braccio e gamba. 4. Posizionarsi di fronte ad una sedia, con il sedile morbido. Appoggiare il tallone destro sul sedile, tenendo il ginocchio diritto piegarsi il più possibile cercando di andare a toccare con entrambe le mani le dita del piede. Tenere per 6 secondi e poi riposare. 5. Ripetere 2 volte, cercando di allungarsi sempre di più ogni volta. Rilassarsi dopo ogni allungamento e ripetere con la gamba controlaterale. L’esercizio si può eseguire anche da seduto appoggiando il tallone su uno sgabello. |
TAPING NEUROMUSCOLARE K-ACTIVE
Posted on September 7, 2014 at 10:04 AM |
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Il kinesiology Tape e' stato sviluppato negli anni ottanta dal complesso giapponese Nitto Denko in collaborazione con un chiropratico giapponese ed usato per il metodo 'kinesiology Taping'. Lo scopo principale e' di favorire i processi di guarigione corporei attraverso un materiale speciale e tecniche di applicazione specifiche. Il metodo e' poi stato sviluppato e migliorato ed e' così nato il metodo k-active taping. Il k-active tape ha caratteristiche simili alla nostra pelle ed invia così informazioni sensorie positive al nostro corpo. Le applicazioni sono state sviluppate sulla base di test kinesiologiciche sono responsabili dell' attribuzione del nome al materiale ed alla terapia. Terapia K-active Taping La considerazione globale del corpo umano e la vista del corpo umano cone un' unita' con le sue moltepliche connessioni tra strutture come cute, fasce , muscoli , meridiani ecc., formano la base terapeutica del k-active taping. Le conoscenze anatomiche come anche l'osservazione e la valutazione funzionale attraverso test funzionali di screening e test muscolari in combinazione con spostanenti della cute e della fascia sono indispensabili, per capire al meglio le disfunzioni corporee. Applicazioni centrali p.e. nella regione addominale o toracica portano gia' ad un miglioramento dei sistemi corporei ( bodyconditioning) e formano la base dei processi di autoriparazione. Applicazioni locali nell' area del problema completano il trattamento.Una nuova valutazione tramite test deve confermare la correttezza dell' applicazione. I risultati positivi del k-active taping sono dovuti ai seguenti effetti:
Comfort e durata delle applicazioni Per le caratteristiche del materiale e con applicazioni corrette, dopo pochi minuti dall' applicazione il corpo si adatta al k-active tape,che non e' fastidioso per il corpo. Attivita' della vita quotidiana come p.e. lavoro, sport e tempo libero non vengono limitate, ma vengono favorite dall'applicazione del tape. Il materiale e' resistente all'acqua ed e' possibile fare la doccia o il bagno senza problemi e senza necessita' di cambiare l'applicazione. L'effetto principale del k-active taping si riscontra nei primi 3-5 giorni dopo l' applicazione. Nella maggior parte dei casi il Tape ha mantenuto i propri effetti positivi anche per una durata dell'applicazione piu' lunga. Reazioni allergiche sono molto rare e possono essere causate da assunzione di farmaci o a volte da un consumo eccessivo di alcool e nicotina. Un applicazione sbagliata puo' portare ad effetti indesiderati e negativi. Per questo motivo il Tape deve esser applicato da un professionista medico o sanitario o da un paziente o atleta al quale e' stata introdotta l'applicazione. Campi di applicazione: In tutte le problematiche di dolore, profilassi,in situazioni post operatorie e post traumatiche, tra l'altro in ortopedia, neurologia, linfologia, medicina interna, logopedia,ginecologia, gravidanza/maternita',pediatria,medicina dello sport Applicazioni(esempi): Dolore, limitazioni del movimento, problematiche funzionali, lesive e traumi sportivi,artrosi, problemi della colonna vertebrale e dei dischi intervertebrali, rigidita' e sovraccarico muscolare, ischialgie, problemi dell'articolazione sacro-iliaca, deficit posturali, mal di testa, emicrania, epicondilite, sindrome del tunnel carpale, linfedemi, paralisi, polineuropatie, disturbi mestruali, rigenerazione tessutale postparto, incontinenza urinaria e tanti altri. Bibliografia: brouchure k-active taping Sitografia: |
LA SFIDA DELL'INVECCHIAMENTO ATTIVO
Posted on April 28, 2014 at 8:50 AM |
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L'osteoporosi
Posted on March 10, 2014 at 7:37 PM |
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L’osteoporosi è
un disordine scheletrico caratterizzato da un deficit quantitativo di
massa ossea e da un’alterata architettura ossea; queste due
problematiche vanno a compromettere la resistenza dell’osso
aumentando il rischio di fratture.
Si stima che circa
10 milioni di americani siano affetti da osteoporosi, di cui l’80%
costituito da donne, e altri 34 milioni siano soggetti a rischio. Esistono dei
fattori di rischio che permettono di valutare la possibilità o meno
di essere soggetti dalla patologia, come una forte familiarità
positiva (storie materne di fratture), comparsa di menopausa precoce
(meno di 45 anni), amenorrea per più di 6 mesi, basso indice di
massa corporeo o BMI, uso prolungato di farmaci come il cortisone,
immobilizzazione prolungata, presenza di malattie endocrine e
gastrointestinali, trapianti d’organo. L’osteoporosi in
sé è asintomatica, ma è associata ad un elevato rischio di
complicanze: le fratture. Si può
intervenire?
Ovviamente sì, in
particolare è di fondamentale importanza la prevenzione per impedire
o rallentare la comparsa della malattia attraverso la correzione dei
fattori di rischio. In che modo? La National
Osteoporosis Foundation (NOF) ha indicato cinque linee guida per
prevenire l’osteoporosi:
Un ruolo di
primaria importanza spetta all’esercizio fisico: è stato
dimostrato che l’attività fisica incide in modo positivo sul
rimodellamento osseo, per cui attività come camminare, salire le
scale, fino alla corsa (per i più giovani) sono consigliate nella
prevenzione dell’osteoporosi. Un ulteriore
spazio va dato alla prevenzione delle cadute, soprattutto
nella popolazione anziana: fratture di colonna vertebrale, di femore
e di polso sono conseguenze estremamente frequenti dell’alterata
resistenza ossea. Cosa fare? Bisogna cercare di
eliminare tutti quei pericoli che possono portare ad instabilità e
cadute:
Ecco
alcuni esercizi da poter eseguire da subito in modo autonomo: ESERCIZIO
1: distesi
a pancia in su con le ginocchia leggermente piegate e le braccia
lungo i fianchi, sollevare il bacino contraendo i glutei. Ripetere
2 volte una serie da 10. ESERCIZIO
2: in
piedi, sostenendosi a una sedia o a un tavolo, piegare lentamente le
ginocchia mantenendo la schiena dritta. Ripetere
2 volte una serie da 15. ESERCIZIO
3: in
piedi a fianco a una sedia o a un tavolo per sostenersi, allontanare
una gamba dall’altra e poi ritornare lentamente alla posizione di
partenza. Ripetere
20 volte per gamba. ESERCIZIO
4: distesi
a pancia in su, eseguire un movimento dal basso verso l’alto
tenendo il bastone dritto (per rendere l’esercizio ancora più
efficace si può attaccare un pesetto, tipo cavigliera, al bastone). Ripetere
20 volte. …ma
abbandonare il proprio stile di vita sedentario (preferire le scale
all’ascensore o scendere una fermata prima con l’autobus ad
esempio) è già un ottimo inizio! Bibliografia
“Esercizio
terapeutico: fondamenti e tecniche” C. Kisner, L. A. Colby “Atlante
di anatomia ortopedica di Netter” J. C. Thompson www.siommms.it
Società Italiana dell'Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle
Malattie dello Scheletro Per
le immagini: www.besport.org |
L'Artrite Reumatoide
Posted on February 5, 2014 at 5:24 AM |
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Questa patologia viene anche definita Poliartrite Cronica
Primaria: l’infiammazione infatti colpisce più articolazioni (poli), ha un
andamento progressivo (cronica) e non presenta una causa nota (primaria).
Il primo bersaglio dell’artrite reumatoide è la membrana sinoviale
(la membrana interna che riveste la capsula articolare) con conseguente
degenerazione della superficie articolare, deformazione e compromissione
irreversibile dell’articolazione stessa. I sintomi più frequenti sono tipici del
processo infiammatorio, quali arrossamento, calore, gonfiore articolare e
prolungata rigidità mattutina. Questi di certo non sono gli unici. L’AR infatti è
una malattia “sistemica” e può provocare per esempio sintomi oculari,
respiratori, cardiaci e in particolare la comparsa dei cosiddetti “noduli
reumatoidi”. Le articolazioni maggiormente colpite
sono quelle delle dita (metacarpo-falangee e interfalangee prossimali), polsi,
gomiti, colonna cervicale, ginocchia e caviglie. L’AR ha una prevalenza compresa tra
lo 0,3% e l’1,5% della popolazione mondiale e in Italia la
percentuale si aggira attorno allo 0,5%; colpisce tutte le età con un picco tra i 35 e
i 50 anni e con un rapporto femmine:maschi di 3:1. Per quanto riguarda la terapia,
oltre al trattamento farmacologico, il ruolo della fisioterapia è di estrema
importanza per ridurre dolore e tumefazioni articolari, ripristinare il range
articolare, migliorare il tono muscolare e la resistenza fisica. Il paziente
stesso può adottare dei piccoli accorgimenti per andare a stressare il meno
possibile le articolazioni, come per esempio:
Esistono in particolare consigli
utili per quanto riguarda le attività quotidiane:
Qui troverete qualche esempio di
esercizi da poter effettuare indipendentemente: ESERCIZIO 1: auto-stretching:
in posizione seduta unire le mani dietro la schiena, mantenendo i gomiti estesi
e la schiena dritta; portare indietro le spalle (immaginate come se le vostre
mani fossero tirate indietro da una corda). Mantenere
la posizione per 30 secondi. ESERCIZIO 2: auto-stretching:
in piedi, piegare il ginocchio e afferrare la caviglia con la mano, facendo
attenzione a non piegare la schiena (potete appoggiare l’altra mano ad un piano
per essere più stabili). Mantenere
la posizione per 30 secondi per ciascuna gamba. ESERCIZIO 3: distesi
a pancia in su con la schiena ben appoggiata a terra, piegare la gamba e con il
braccio opposto avvicinarla al petto; distendere l’altro braccio verso l’alto
contemporaneamente. Mantenere
la posizione per 15 secondi per ciascuna gamba; ripetere due volte. ESERCIZIO 4: distesi
a pancia in giù con i gomiti appoggiati, sollevare il busto cercando di non
staccare la pancia da terra. Mantenere
la posizione per 15 secondi; ripetere due volte. Quelli che vi abbiamo proposto sono semplici esempi di
esercizi che si possono svolgere benissimo a casa, ma in generale si raccomanda
di adottare uno stile di vita sano e di praticare regolare esercizio fisico
(camminare, nuotare, fare stretching, ecc.). Bibliografia: “Esercizio terapeutico: fondamenti e tecniche” C. Kisner, L.
A. Colby www.anmar-italia.it“Associazione Nazionale Malati
Reumatici” “Atlante di anatomia ortopedica di Netter” J. C. Thompson Per le immagini: |
Morbo di Parkinson, patologia e consigli utili
Posted on December 26, 2013 at 5:43 AM |
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